“Scienza” amministrativa

Pubblichiamo un articolo apparso su www.affaritaliani.it . Come andrà a finire non lo sappiamo, certo è che, al di là dei vitalizi e delle parentopoli, delle case pubbliche accaparrate e delle ricche indennità è l´incapacità amministrativa dimostrata da lor signori la loro più grave colpa.

Se Roma finirà sommersa dai rifiuti sappiamo chi sono i responsabili.
Il grande bluff della monnezza: le discariche nuove non esistono. Lo dice la Regione.
ESCLUSIVO. Una sentenza del Tar del Lazio evidenzia come la stessa Avvocatura della Regione definisce l’ordinanza firmata dalla presidente Polverini a giugno 2011 “non un provvedimento di localizzazione” e che “sull’analisi preliminare” non può basarsi alcuna valutazione finalizzata ad individuare la nuova discarica”
Tutti gli atti che hanno portato alla nomina del commissario per l’emergenza sono un incredibile pasticcio amministrativo che non può essere annullato perché “puramente indicativo”. E su Monti dell’Ortaccio esiste una valutazione in contrasto con un parere pro-veritate firmato da un ex dirigente regionale.
di Fabio Carosi
Vivete a pochi metri dalle “future discariche”? Rilassatevi e andate in vacanza. Se poi siete appassionati di storia e pensate che Villa Adriana vada tutelata, tirate pure un sospiro di sollievo. Tutta la fatica fatta finora è sprecata perché su Riano e Corcolle è la stessa Regione Lazio ad averci messo una pietra sopra.
Si parte da Pizzo del Prete nel Comune di Fiumicino. Secondo gli “scienziati” regionali non è la sede definitiva della futura di scarica di Roma. E poi l’analisi preliminare che individua le discariche di Riano e Corcolle non è altro che un documento puramente indicativo e quindi non vale nulla. A dire che dal giugno 2011 la Regione Lazio sulla vicenda dei rifiuti ha messo in piedi la puntata più lunga della storia di “Scherzi a parte” non è il “solito comitato antidiscarica, tantomeno l’imprenditore internazionale dei rifiuti “tagliato fuori” dal piano Polverini.
Chi invece confessa che tutto il caos alimentato pro e contro le discariche è un inutile prova muscolare contro le popolazioni e un vero e proprio “bluff della monnezza” è la stessa Regione Lazio che ha affidato alla sua Avvocatura la bocciatura dei provvedimenti sinora presi. E chissà che faccia farà il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro quando leggerà questo articolo. Messo alle strette dalla presidente Polverini, rischia di bruciarsi la carriera e di mettere all’angolo chi lo dava persino come aspirante alla poltrona di Capo della Polizia.
Ma veniamo ai fatti. Anzi, al dispositivo firmato dai giudici Sandulli, Morabito e Proietti del Tar del Lazio, prima sezione Ter, che Affaritaliani.it ha rintracciato sul sito internet della “giustizia amministrativa” con numero di repertorio 02149/2012. Ovvio che si tratta di un atto pubblico.
Ma cosa dice il Tar? Nella forma motiva il no al ricorso del consorzio Colari che chiedeva l’annullamento dell’ordinanza della presidente Renata Polverini del 30 giugno 2011 con la quale è stata ufficialmente aperta l’emergenza rifiuti, poi culminata con la nomina a commissario del Prefetto. Ma nella sostanza rivela che la stessa avvocatura della Regione Lazio ha più di qualche dubbio sugli atti compiuti dalla Presidente e dai suoi uffici. Tant’è, recita la sentenza, che il collegio del Tar “concorda con quanto affermato sia dalla Regione Lazio (cfr. memoria del 2.1.2012) che dal Commissario delegato per il superamento dell´emergenza ambientale nella Provincia di Roma ex O.P.C.M. 6.9.2011 (cfr. memoria dell´Avvocatura Generale dello Stato del 16 gennaio 2012), in merito al fatto che l´ordinanza regionale impugnata (Z0002 del 30.6.2011) non è un provvedimento di localizzazione di discariche e non arreca alcun pregiudizio alla parte ricorrente, sicché, il suo eventuale annullamento sarebbe irrilevante”. Dunque, gli uffici di “Renata” e pure quelli del Commissario dicono che l’ordinanza di proroga di Malagrotta e la conseguente individuazione dei siti è un atto che non esiste e come tale non si può neanche annullare.
Soddisfatti? Procediamo con la lettura. Scrive sempre il Tar a proposito dell’individuazione della nuova discarica di Roma che, “la valutazione dei siti finalizzata all´individuazione della nuova discarica per rifiuti non pericolosi di Roma, oltre a contenere una serie di inesattezze, è stata compiuta dalla Presidente della Regione Lazio, anziché dalle competenti Direzioni regionali, in contrasto con quanto stabilito dal vigente sistema normativo (cfr. art. 191 del d.lgs. 152/2006) e dal principio generale di separazione tra l´attività di indirizzo politico (di competenza presidenziale) e attività di gestione (di competenza dirigenziale)”.
Se poi prendiamo in esame il famoso documento della Regione di “analisi preliminare di localizzazione…”, scrivono sempre i giudici “su tale documento non può basarsi alcuna valutazione finalizzata ad individuare la nuova discarica”. Infine dal Tar arriva anche un’annotazione tecnica sul sito di Monti dell’Ortaccio che la dice lunga sulla qualità del lavoro svolto: è descritto “come area “ad elevata infiltrazione, di classe I vulnerabilità elevata; per quanto riguarda la classe di qualità del bacino, ricade nella classe 5 : pessimo”, in contrasto con quanto emerge dalla perizia pro-ventate a firma del geologo dott. Francesco Nolasco (già dirigente dell´Area 8 – Difesa del Suolo, della Regione Lazio)”.
Dunque, l’emergenza rifiuti, non è nient’altro che un pasticcio amministrativo di rare dimensioni, dove gli atti compiuti dagli uffici tecnici sono stati smentiti dalla stessa Avvocatura nell’ambito delle memorie difensive depositate al Tar.
Conclusione: si è perso tempo. Il 30 giugno scade l’ennesima proroga per Malagrotta e ora il cerino in mano passa al sindaco di Roma Gianni Alemanno, unico soggetto deputato a prendere una decisione, forte della responsabilità sanitaria della Capitale, poiché nessuna discarica sarà pronta entro quella data.
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