Valorizziamo i dipendenti pubblici bravi, licenziamo i furbetti

riforma_PA-1440x810Per i furbetti del cartellino “è finita la pacchia”: basta “lunghe trafile”, in 48 ore scatta la sospensione, ed entro un mese il licenziamento. “In modo cattivo ma giusto”. Matteo Renzi riassume così il senso del decreto legislativo che – in attuazione della riforma della Pubblica amministrazione – introduce il licenziamento in tronco per chi timbra ma poi non va a lavorare.

E stessa sanzione, avverte il ministro Marianna Madia, toccherà anche ai dirigenti che “si girano dall’altra parte” di fronte a simili comportamenti dei propri impiegati.

“Chi viene beccato a timbrare il cartellino e ad andarsene vede finalmente finita la pacchia. Non c’è una lunga trafila. Ora prendi e vai a casa. C’è il licenziamento in modo cattivo ma giusto”, spiega Renzi, per il quale si tratta di “una norma di buonsenso, non puoi dire che ti è scappato il badge… Chi fa questo sta truffando lo Stato, il Comune, la Regione, la Asl”.

E poi danneggia i propri colleghi, le “tante persone perbene” che ci sono tra i dipendenti pubblici e ai quali. Dice Renzi in romanesco, “‘je rode’ quando vedono quelli che vanno in mutande a timbrare e poi non vanno a lavorare”. Insomma, la norma “restituisce dignità” ai tanti dipendenti pubblici che “tutti i giorni, con competenza e professionalità, contribuiscono al benessere del Paese”, spiega Madia.

E che ora, a fronte della ‘cattiveria’ del licenziamento per i furbi, possono però vedersi finalmente rinnovato il contratto: da oggi “si può iniziare a discutere con i sindacati dei dipendenti pubblici per arrivare al rinnovo”, ha annunciato il premier spiegando che la severità contro i furbi “era la condizione necessaria e sufficiente ad aprire il dialogo per il rinnovo del contratto”.

Ma oltre al decreto sui “furbetti”, il Cdm ha varato altri due provvedimenti attuativi della riforma Madia, “un passaggio storico”, con cui “si stabilisce un rapporto innovativo tra cittadino e pubblica amministrazione”, rivendica Renzi.

Approvato infatti anche il decreto legislativo per la nuova conferenza dei servizi, che non assomiglierà più a “una terapia di gruppo” con venti voci diverse, ma che vedrà lo Stato parlare con una voce unica. E ok definitivo anche al decreto sui tempi certi per le risposte dell’amministrazione alle richieste di autorizzazioni, nell’ambito della Scia, segnalazione certificata di inizio attività: in 150 giorni le amministrazioni dovranno dare risposta. Un lavoro che vede anche la soddisfazione del ministro Marianna Madia: “La riforma sta andando avanti con i tempi che ci eravamo dati”.

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